ARTICOLO DI CONSUELO FARESE
Co-Founder La Happy Care

I giorni delle ricorrenze, personali e pubbliche, sono giorni di memorie condivise, di bilanci, di propositi.
I giorni del Capodanno lo sono in modo potente: sono un invito a una riflessione a tutto campo. Alcuni gettano fisicamente oggetti del passato e indossano indumenti nuovi per sottolineare, anche giocosamente, il momento di passaggio.
Fare un bilancio, possibilmente scritto, può aiutare a vedere con maggiore chiarezza e consapevolezza i traguardi raggiunti e quegli spazi di miglioramento che ci guidino in un futuro prossimo.
È importante soprattutto per i caregiver che, presi nel succedersi delle incombenze e delle decisioni, spesso sono trasportati da una corrente vorticosa che non consente loro un tempo di stasi e di riflessione.
Il bilancio che un caregiver fa nei primi giorni del nuovo anno ha da essere equanime: più lontano possibile da sensi di colpa, di inadeguatezza o di impotenza. I compiti e le responsabilità di un caregiver sono molti e impegnativi e la sensazione di non essere stati affatto all’altezza va evitata. Senz’altro ci saranno stati decisioni e soluzioni che hanno portato benessere al proprio caro, e metterli in luce significa farne un perno e un esempio da seguire per il futuro.
Tra i propositi per il futuro il caregiver ha da proporsi c’è quello di dedicarsi dei tempi per il proprio benessere: non è egoismo bensì lungimiranza perché se lui o lei sta bene ha maggiori risorse da dedicare al benessere del proprio caro. Stare bene significa aver cura della propria salute fisica ed emozionale: significa mettere in campo strategie per dormire un sonno il più possibile fisiologico e ristoratore e nutrirsi in modo sano e gradevole, là dove è possibile cucinando con il proprio caro per consentirgli di allenare le competenze residue.
I caregiver sono esposti al rischio di sovraccarico di incombenze e soprattutto di responsabilità non condivise: apprendere e praticare regolarmente tecniche di rilassamento per recuperare energie per sè, per i propri familiari, per il proprio caro in fragilità, è essenziale. Una tecnica molto semplice e realizzabile in qualunque momento è relativa al respiro consapevole: respirare almeno tre volte profondamente scandendo il proprio respiro in inspirazione-pausa-espirazione-pausa, è un modo per abbassare la tensione che occupa pochissimo tempo e niente spazio e che dà risultati importanti.
Saper chiedere sostegno e aiuto ottenendo una turnazione tra caregiver è una necessità inderogabile per chi si sente solo e poco adatto, perché per nessuno è possibile sostenere in solitudine le preoccupazioni e le cure da dedicare a una persona in demenza. I turni possono essere condivisi con un familiare, con un caregiver professionale o con un Caffè Alzheimer o simili, possono essere prestabiliti in modo fisso o individuati all’occorrenza, non importa, di fondamentale importanza è che ci si possa staccare con fiducia dal proprio carico, e dunque se già ci si alterna è opportuno dare ancora più spazio e importanza a tale opportunità, mentre se ancora si è soli, occorre assolutamente procedere a individuare le figure cui affidarsi.
Infine, proporsi di scoprire o riscoprire approcci lievi, ricorrendo all’umorismo è una chiave potente per essere resilienti. Ad esempio, preparando insieme una pietanza o apparecchiando la tavola è bello raccontarsi episodi divertenti al proposito o semplici barzellette che riguardano il cibo. Il senso dell’umorismo spesso è una competenza residua poco sfruttata, e là dove è presente, una bella risata è una cura dai risultati spettacolari.
Per approfondimenti:
“Ma lei dove dorme” di C. Siviero e R. D’Alfonso
“Oltre Alzheimer. L’arte del caregiving” di Flavio Pagano
“Alzheimer badanti caregiver e altre creature leggendarie” di E. Belloni,
“Alzheimer guida psicologica per il caregiver” di C. Vigna
Se desideri capire come questo sia possibile, scopri di più sul nostro servizio.