A tutti noi capita di essere a volte irritabili, talvolta sappiamo la causa della nostra irritazione, e in tal caso vale la pena di affrontare la questione prima che l’irritabilità divenga arrabbiatura e poi rabbia. Non ci fa piacere provare irritazione, vorremmo essere sempre calmi e sereni, non lasciarci scalfire da comportamenti e situazioni. Non è così, ed è una delle ragioni per cui gli adolescenti tendono a mettere alla prova gli adulti: dimostrare loro che non sono divinità olimpiche ma semplici mortali facilmente irritabili, talvolta per un nonnulla.
Questo inizio vale a farci riflettere: se il nostro caro con una qualche patologia di demenza, Alzheimer o altre, ha momenti di irritazione, non pensiamo a lui come una specie di alieno o come a una specie di cane rabbioso e ringhioso, con tutto il rispetto per i cani. Verifichiamo invece quali situazioni, quali atteggiamenti, quali circostanze lo mettono in agitazione e lo rendono irritato e irritabile. Se è un nostro tono di voce, una sollecitazione che avverte come troppo brusca e impositiva, facciamo tesoro di questa informazione e cerchiamo di non ripeterci. Talvolta basta veramente poco ed è incredibile quanto tempo ci faccia risparmiare lasciare all’altro il tempo di comprendere e di condividere: saranno cinque o dieci minuti “persi” a fronte di mezz’ora di un confronto senza possibilità di dialogo perché ciò che è in gioco non è il prepararsi a uscire ma la sensazione di essere costretti, di non essere protagonisti delle proprie scelte.
Quando invece è la situazione che rende irritabile il nostro caro in fragilità, ebbene, possiamo cercare di evitare quella situazione se non è necessaria né importante. Viceversa se quella situazione è assolutamente necessario affrontarla, possiamo e dobbiamo preparare con cura l’evento perché risulti meno sgradevole e meno frustrante possibile. Se il mio caro rifiuta la visita dal neurologo, o dal podologo o da altri specialisti, nostra cura sarà di non doverlo portare con urgenza, condizione questa che genera preoccupazione e ansia nel caregiver e lo rende talvolta meno attento alle emozioni e alle sensazioni dell’altro, meno disponibile a rispettarne i tempi.
Una visione lungimirante consente di affrontare con calma le incombenze, quelle quotidiane come la necessaria igiene personale, quelle meno frequenti come una deviazione significativa dalla routine. Instaurare una routine quotidiana consente a chi per la propria patologia affronta un disorientamento nel tempo e nello spazio, di avere dei punti fermi, di sentirsi meno spaesato nelle discontinuità che percepisce. Colei o colui che vive negli strappi e nelle disconnessioni generate dalle intermittenze di una mente con progressiva diminuzione di capacità cognitive e procedurali, teme moltissimo gli eventi che gli si presentano come improvvisi e ingiustificati. Non è facile ma ridurre al minimo l’imprevisto, l’emergenza, avere la pazienza di spiegare ciò che sembra evidente, sono condizioni che diminuiscono l’irritabilità e i comportamenti spesso etichettati come disturbi del comportamento.
Prevenzione delle situazioni ansiogene, attenzione ai propri comportamenti e revisione continua del proprio modo di affrontare le incombenze, sono importantissimi strumenti che consentono a un caregiver di diminuire il peso delle proprie giornate, e alla persona in fragilità di sperimentare meno episodi di angoscia.
Per approfondire: Stefano Serenthà – Exameron Dem; Ricominciare con l’Alzheimer si può – Un percorso per la cura delle persone con demenza attraverso i Sei Giorni della Creazione. Exameron libri editore
Consuelo Farese
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