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Lasciate che i bambini si avvicinino alle persone con demenza!

     

Uno dei problemi delle persone con demenza, con Alzheimer, è lo stigma, l’aura di timore se non addirittura di terrore e di rifiuto che accompagna la parola. Le persone, anche se non hanno avuto la opportunità di conoscere qualcuno con una patologia degenerativa delle facoltà cognitive, si ritraggono come per una difesa dall’entrare in contatto con chi vive con una demenza. Per quali motivi? Se riuscite a chiederlo senza sembrare accusatori, saprete che, nel migliore dei casi, le persone pensano di non sapere come entrare in rapporto con chi soffre di queste patologie.

Se davvero questo è un motivo forte per quel restare distanti che poi crea un drammatico isolamento, allora osserviamo i bambini! Sono maestri, in questo come in altri campi.

Esperienza personale: si stava all’aperto in un parco con una decina di persone con Alzheimer e si cantava insieme. Alcuni bambini, attratti dal canto, si sono avvicinati, sono rimasti un poco in osservazione e poi, ecco quello che è successo, e che succede sempre in questi casi.

Un bambino, sui 2 anni, è entrato nel cerchio e ha iniziato a ballare felice, alla sua maniera, ballonzolando, ma che intendesse danzare era evidente.

Immaginate una decina di persone con Alzheimer, la più parte anziani, ma non solo, canta canzoni di un tempo, con alcune stonature perché c’è chi è anche molto sordo e non sente gli altri: sono seduti su sedie da giardino, ciascuno di loro, con le sue competenze residue, partecipa a quel coro che manifesta desiderio di condivisione e di leggerezza. Gli adulti passano e sorridono ma restano lontani. Il bambino, accompagnato da genitori sicuramente molto sereni, si avvicina, entra nel cerchio e tutti intorno gli sorridono, in modo un po’ sghembo, ciascuno con il suo sorriso. La sensazione di felicità si diffonde e contagia i genitori, i volontari, gli operatori, e il coro diviene più accogliente e affiatato. Arrivano altri due bambini e anche loro entrano nel cerchio. Una signora con Alzheimer si alza e inizia a ballare con il bambino, seguita da altri, e così lo spazio del coro diventa anche uno spazio di danza perché anche gli altri bimbi si uniscono. I genitori sorridono felici e scattano fotografie ai loro figli vedendoli tanto intraprendenti e gioiosi. Il canto e la danza si concludono con un applauso spontaneo.

Le persone con Alzheimer sono estremamente felici di vedere e di stare con i bambini, con i propri nipoti e con i bambini in genere, non perché siano loro stessi bambini, tornati allo stato di bambino, ma perché condividono con i più piccoli una dimensione più immediatamente e più riccamente emotiva. Non occorrono parole per comunicare e un sorriso e un movimento di danza realizzano un ponte di felicità di valore inestimabile.

I bambini ci insegnano che la relazione non passa solo attraverso le parole di una sintassi corretta del discorso. La relazione passa, sempre, in ogni caso, per tutti, dai gesti, dalle posture del corpo, dallo sguardo.

I bambini ci insegnano che si è portatori di valore e di dignità anche se si commettono errori nel parlare, nel muoversi, nel cantare!

Dunque, favoriamo, favorite, tutte le situazioni in cui bambini e persone con demenza si incontrano e stanno insieme! Ne scaturirà un momento di verità e di apprendimento per tutti: familiari, operatori, amici, passanti!                                                                                                       Consuelo Farese

Una lettura: Silvia Roncaglia e Desideria Guicciardini: “Facciamo che eravamo2 Edizioni Gruppo Abele

                                                  

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