Menu Chiudi

Le recensioni di Silvia Marangoni: “Quando andiamo a casa” di Michele Farina

“Dall’Alzheimer non viene fuori nessuno…è una voragine che si apre con il tempo, e ci si mette molto ad entrarvi completamente.”

Il titolo del libro di cui voglio parlare oggi è una domanda che, per chi ha a che fare con la demenza, probabilmente ha sentito già un milione di volte: Quando andiamo a casa? (di Michele Farina, edizioni Bur Rizzoli, 2016). 

“Non riconoscere più la propria casa, e volervi fare ritorno, è il passa-parola dell’Alzheimer” (pag. 18) dice Farina nelle prime pagine del suo libro. Chi parla è un figlio abituato a raccontare perché è un giornalista. Ha vissuto la malattia dalla madre, ha lasciato che gli si depositasse dentro per otto anni dopo la sua morte. L’ha fatta fermentare, mi verrebbe da dire, e solo dopo un lungo silenzio ha trovato la forza o il coraggio o il bisogno di condividerla e di cercare di comprendere.

“Della dipartita…di mia madre avevo dimenticato parecchio. Di quei dieci anni di lento smantellamento mi restava un puzzle di pochi pezzi” (pag. 17) Ed è per questo che l’autore comincia un vero e proprio viaggio raccontando tante storie di altri e in molte riconosce anche la sua. Il lavoro del giornalista lo si nota, ci sono dati, citazioni, nomi ma non manca la tenerezza, la pennellata personale che ha spinto Farina a interessarsi e a scrivere su questo tema.

A chi non è abituato alla lettura, Quando andiamo a casa potrebbe apparire un testo a volte impegnativo (sono 425 pagine), forse meno fluido di un classico romanzo. Di contro però è ricco di informazioni utili, precise, verificate, è carico di storie che solo uno del mestiere riesce a mettere insieme e a far filare bene. 

Cosa succede ad una mente malata? Perché “la cappa grigia della demenza lascia talvolta spazio a sillabe e squarci? (pag. 139). Come si può aiutare una persona che soffre di Alzheimer? Cosa offre il territorio italiano? E all’estero come si comportano? A queste e a molte altre domande Michele Farina ha tentato di dare una risposta evocando i suoi ricordi e raccontando l’esperienza delle persona con demenza, familiari (i caregiver), medici, ricercatori e amici. Questo libro è un resoconto dettagliato e pratico sulla questione demenza nella nostra società. Ma non solo, perché si parla anche di badanti, di SLA, di bambole e affettatrici, di astronauti e di rugby, di altri libri ma soprattutto si parla di amore che come sempre, alla fine, è l’unica cosa che fa la differenza.

“Abbiamo avuto la demenza in casa per un decennio, eppure non l’abbiamo mai addomesticata. Prima di questo viaggio avrei detto: l’abbiamo guardata impotenti mentre divorava mia madre, un ricordo alla volta. Oggi dico che le siamo stati accanto, l’abbiamo vista ritirarsi un passetto dopo l’altro senza mai darle le spalle…” (pag. 390)

Contattaci in caso di domande o per maggiori informazioni!

April la Chat
Ciao, come possiamo aiutarti?

Scrivendoci confermi di aver letto la nostra Privacy Policy e di accettarla.