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L’importanza delle attività occupazionali

ARTICOLO DI CONSUELO FARESE

Co-Founder La Happy Care

Non mi fanno fare più niente!”

I familiari di chi si ammala di demenza spesso si sostituiscono via via al proprio caro senza avvertire sino in fondo il problema che vanno a creare, in aggiunta a tutti gli altri problemi che si manifestano giorno per giorno.

La signora Maria è stata per tutta la sua vita una casalinga indaffarata, impegnata a garantire a ciascun membro della famiglia una casa pulita e ordinata, un cibo gradevole e, spesso, a fare da ago dell’equilibrio dei piccoli conflitti familiari. Improvvisamente per lei si trova con le mani in mano: non le consentono di fare la spesa dal momento che fa acquisti reiterati e sconsiderati, così come non le consentono di fare le pulizie perché temono che faccia confusione con i detersivi e decidono dei suoi ritmi e dei suoi spostamenti.

Il signor Giuseppe ha lavorato tutta una vita, fiero del suo lavoro e del suo ruolo in famiglia. Dopo la pensione ha cominciato a frequentare gli amici recandosi al bar. Improvvisamente gli chiedono di rinunciare a questa abitudine perché temono che si perda pur avendo percorso il breve tragitto molte volte, e del resto questa situazione sgradevole e preoccupante si è già verificata. Del resto gli amici di fronte al fatto che Giuseppe non sia più così bravo nel gioco delle carte, non hanno più tanto piacere ad averlo con loro e lo escludono dal gioco.

La signora Anna infine, ha sempre lavorato in ufficio occupandosi anche della casa, in un equilibrio di forze e di ritmi spesso difficile. Anche a lei è successo che gli spazi e i tempi della sua vita si siano improvvisamente ristretti in un limbo nel quale non le si consente di uscire da sola o di impegnarsi nella preparazione dei cibi, da quella volta che ha rischiato di rovesciarsi l’acqua bollente addosso.

Le forme di demenza non solo intaccano la memoria, e la memoria procedurale è quella ad esempio che ci consente di fare una torta o di riempire la caffettiera, si manifestano anche con disprassia, ovvero con quella che chiameremmo goffaggine o incapacità di compiere gesti efficienti ed efficaci.

Tuttavia la soluzione di mettere le persone davanti alla televisione non è assolutamente una soluzione: le loro capacità residue dal punto di vista intellettuale infatti diminuiranno velocemente, così come le loro capacità di entrare in relazione e di socializzare.

Che fare dunque? C’è uno specialista che ci soccorre, è l’educatore professionale, il terapeuta occupazionale. Sono figure di esperti che possono consigliare e guidare attività su misura della persona con diminuzione progressiva delle capacità intellettuali e prassiche. Questi specialisti, a partire dalla esperienza di vita delle persone con demenza possono realizzare attività che rispondano all’esigenza di “fare” di chi ha sempre fatto, per sé e per gli altri.

Anche il caregiver formato e consapevole può fare molto, in appoggio al terapeuta occupazionale o da sé solo, invitando il suo caro a impegnarsi in attività protette. Può essere una semplice attività di cucito o di maglia, fin quando sarà possibile, l’apparecchiatura della tavola, una partita a carte non competitiva in famiglia, la lettura condivisa di brevi testi o racconti. Non c’è limite alle possibilità di coinvolgere le persone in attività protette.

Un altro campo di opportunità è offerto dall’arte terapia o dalla musicoterapia in particolare che consentono alla persona di esprimersi e di fare scelte, con il proprio caro o con lo specialista.

Se pensi ti sia utile avere ulteriori informazioni, scopri di più sul nostro servizio.

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