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Still Alice – il romanzo

Sono la dottoressa Alice Howland…mi è stata diagnosticata una forma presenile di Alzheimer. Sto perdendo i miei ieri. Ho spesso paura del domani…ma provo ancora sentimenti, capisco e merito amore e gioia. Non sono una persona che sta morendo. Sono una persona che vive con l’Alzheimer. E cerca di farlo nel modo migliore.”

Still Alice di Lisa Genova, Perdersi nella traduzione italiana (ed. Piemme) è un romanzo intenso, toccante, amaro e dolorosamente reale. Di solito siamo abituati ad associare la demenza alla vecchiaia ma Still Alice ci sbatte in faccia la storia di una donna che non ha nemmeno cinquant’anni e che da un giorno all’altro si sente dire che ha l’Alzheimer. Alice non sapeva che ci si può ammalare quando si è così giovani, all’inizio quasi non ci crede, non lo dice a nessuno. Ma non può nascondere una cosa del genere a lungo. Il romanzo si sviluppa in una precisa successione temporale dal settembre del 2003 dove la protagonista ha i primi sintomi, all’interno di una vita piena, carica di impegni e di legami familiari. Una brillante carriera come docente alla Harvard University, il rapporto con il marito John, anche lui docente universitario, i tre figli ormai grandi, la valigia sempre in mano, i congressi, i numerosi articoli pubblicati, le banali preoccupazioni quotidiane si raccontano quasi con leggerezza, mentre il tempo passa e la malattia avanza inesorabile. 

 era nel frattempo cresciuta la sensibilità di Alice rispetto al non detto, al linguaggio del corpo e ai sentimenti inespressi” (pag. 174)

L’autrice è una neuropsichiatra, conosce bene l’argomento, ha dedicato una vita allo studio del cervello ma questo romanzo non è un trattato scientifico, è una storia che coinvolge anche chi con l’Alzheimer non ha mai avuto nulla a che fare. Non è la testimonianza di un familiare che lucido parla del suo caro ammalato. È il racconto del malato stesso e del fardello che si trova a dover affrontare, sempre più confuso, sfumato a mano a mano che il tempo passa. 

Niente spoiler, mi sono detta, sarebbe un peccato, non voglio rovinare la lettura a nessuno anche se mi verrebbe da raccontare tutto: l’amarezza di dover lasciare un lavoro tanto amato, l’evoluzione del rapporto col marito, i compleanni e i Natali che cambiano, le belle notizie e le nuove relazioni, nonostante tutto.

“Lei non vuole andare a stare a New York” disseLydia la figlia più piccola.

“Non sai cosa vuole lei” replicò John.

“Lei ha detto che non vuole andarci. Coraggio chiediglielo. Solo perché ha l’Alzheimer non significa che non sappia cosa vuole…stanotte alle tre voleva uova strapazzate e pane tostato. E di sicuro non voleva tornarsene a letto” 

Ah, stanno parlando di me. (pag. 263)

                                                  

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